Tonino Cantelmi
Psycommunity ha incontrato il prof. Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, voce autorevole nel campo della comunicazione virtuale.
Presentazione
Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta, è presidente dell’Associazione Psicologi e Psichiatri Cattolici (AIPPC) e direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Interpersonale (ARPCI) di Roma. È docente di Psicopatologia presso la Pontificia Università Gregoriana, di Psichiatria nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma e componente dell’Osservatorio Nazionale Salute Mentale – Ministero della Salute.
La sua autorevole presenza nel dibattito sui comportamenti in relazione a Internet è testimoniata dalla ricca produzione di articoli e libri.
Cantelmi e i suoi Collaboratori hanno studiato approfonditamente il fenomeno emergente e lo hanno analizzato nei suoi diversi aspetti, dalle psicopatologie connesse all’uso distorto della rete, alle possibilità di utilizzare la rete stessa come fattore di aiuto.
I risultati di queste analisi sono presentati in quattro libri di grande interesse.
Nel 2000 Cantelmi, Talli, Del Miglio e D’Andrea pubblicano “La mente in internet”, dove esaminano diverse condotte psicopatologiche, dalla dipendenza al cybertravestitismo, e si interrogano sul possibile utilizzo di internet in chiave terapeutica.
Interessante la presentazione di un esperimento di comunità virtuale di auto aiuto per persone diabetiche, condotta dalla psicologa Alessandra Aronica. Le valutazioni di questa esperienza aprono la strada a prospettive concrete sull’utilizzo di Internet nelle relazioni di aiuto.
Il libro si chiude con una riflessione critica su rischi e benefici della psicoterapia on line. Gli Autori, consapevoli degli uni e degli altri, esprimono comunque un atteggiamento di prudente apertura a una seria sperimentazione in materia.
Nel 2001 con “@psycotherapy. Risultati preliminari di una ricerca sperimentale italiana” (Edizioni Universitarie Romane), Cantelmi, Putti e Talli si propongono di rispondere alla domanda se sia realizzabile un sostegno psicologico a distanza.
Nell’arco di due anni (1999-2001), attraverso il sito www.psychoinside.it hanno offerto un sostegno psicologico on line da parte di professionisti. L’utenza è stata quasi esclusivamente italiana. Sono stati registrati circa 10.000 accessi e ricevute 1500 richieste di consulenza e di psicoterapia. Nel corso dei due anni di sperimentazione sono stati erogati circa 100 trattamenti psicoterapeutici e circa 50 consulenze.
Per la ricerca di @psychotherapy sono stati utilizzati tre mezzi di comunicazione virtuale diversi, corrispondenti ad altrettante forme di setting: lo scambio asincrono di e-mail, il colloquio in chat e la videoconferenza.
Gli Autori così concludono: “Nella consapevole e progressiva valutazione dei rischi e dei benefici, e con l’attenzione sempre volta all’opportunità di mettere a punto linee guida etiche e deontologiche, i risultati conseguiti ci parvero attestare la fattibilità e la fruibilità di un aiuto psicologico attraverso internet” (http://www.psychoinside.it/progetto.html).
A distanza di cinque anni, un tempo molto lungo per la velocità a cui internet ci ha abituati, non sono stati realizzati in Italia – a quanto mi consta – progetti di ricerca altrettanto rilevanti.
Nel 2002, con “ La mente virtuale. L’affascinante ragnatela di Internet” (San Paolo), Cantelmi e Giardina Grifo riprendono l’argomento delle condotte patologiche connesse all’uso distorto della rete, analizzando fenomeni quali il gioco d’azzardo on line compulsivo, la dipendenza dal cyber-sesso e dalle relazioni virtuali in generale, quando queste prendono il posto delle relazioni della vita reale. Esaminano inoltre il fenomeno delle identificazioni patologiche con i personaggi virtuali nel corso dei giochi di ruolo. Analizzano infine la dipendenza da ricerca di informazioni, che si manifesta quando i soggetti utilizzano la rete alla ricerca di informazioni che non sembrano mai sufficienti, fino a rimanere intrappolati nella ricerca stessa, divenuta sterile e compulsiva.
Gli Autori riprendono quindi l’argomento dei lavori precedenti, proseguendo la disamina delle possibilità della rete di erogare nuove forme di relazioni terapeutiche, oltre che produrre nuove patologie. Lo fanno analizzando esperienze di auto aiuto per affrontare le dipendenze e descrivendo alcuni casi clinici.
L’ultimo lavoro infine, che Psycommunity ha presentato recentemente nella rubrica “Libro in primo piano”, è “Tradimento On line” (Link per la recensione) (Franco Angeli), in cui il Professore, in collaborazione con Valeria Carpino, tratta del fenomeno emergente delle chat e delle ricadute emotive e relazionali del loro utilizzo.
L’impegno del professor Cantelmi per gli argomenti che ci stanno a cuore ci rende particolarmente gradito il suo interesse per la nostra Community di questo lo ringraziamo.
COMMENTI ALL’E-BOOK DELL’ORDINE
L’Ordine degli Psicologi del Lazio ha ultimamente pubblicato un e-book (link per la recensione), in cui vengono espresse riserve nei confronti dei siti internet che offrono consulenza psicologica, e viene raccomandata cautela verso la psicoterapia e la consultazione on line.
Alcuni psicologi non sono concordi con questo atteggiamento.
Lei e i Suoi Collaboratori, Professore, nel corso dei vostri lavori, siete giunti a conclusioni più aperte a sviluppi positivi
Qual è la sua opinione, professor Cantelmi, sui siti internet che erogano consulenza psicologica on line? Li ritiene, in linea di massima, utili?
La rete sarà sempre più popolata ed è anacronistico pensare che gli psicologi non possano essere là dove la maggior parte dell’umanità sarà: cioè on line. In rete si cercano informazioni su tutto, cosicché la gente cerca informazioni e persino consulenze psicologiche. E’ un fenomeno inarrestabile. Inutile arroccarsi su posizioni proibizionistiche: l’unica reale possibilità è cercare di guidare e controllare il fenomeno. Per questo occorre stabilire delle linee guida: per esempio il sito di uno psicologo deve consentire l’esatta identificazione reale dello psicologo. Insomma occorre governare il fenomeno. D’altro canto quante consulenze reali sono di pessima qualità?
Nel dimostrare l’inutilità di questi siti, se non addirittura la pericolosità, l’Ordine ha riportato, nel documento citato sopra, esempi di risposte francamente indegne della nostra Comunità Professionale. A suo avviso, quali potrebbero essere le iniziative adeguate per attuare una sorta di controllo di qualità sui siti che propongono consulenza on line?
Il mio suggerimento è: sì alle consulenze psicologiche in rete, purchè si stabiliscano regole certe. Non mi dispiacerebbe una authority indipendente che certifichi la qualità dei siti sul piano etico. Occorre definire un codice etico realistico e condiviso per la presenza degli psicologi italiani (nel resto del mondo la consulenza psicologica è già realtà).
Un argomento ancor più spinoso riguarda la psicoterapia on line. Il documento dell’Ordine degli Psicologi conclude il suo excursus negando la possibilità – almeno allo stato attuale – non solo di realizzare una valida psicoterapia on line, ma, ancor prima, di costruire un setting virtuale di provata efficacia terapeutica.
Alla luce della sua quella esperienza, è realisticamente possibile, a suo avviso, realizzare una relazione terapeutica on line che sia utile per il paziente?
La psicoterapia on line richiede un discorso più complesso. Qui non basta un codice etico: occorrono sperimentazioni e dati sul nuovo tipo di setting che si propone. Che on line si realizzi una relazione (o meglio una interazione) questo è certo. Che la relazione possa terapeutica questo è possibile. Il cyberspazio può essere un luogo terapeutico? Io dico di sì, ma occorrono dati. Occorre dunque elaborare un protocollo e procedere alla sperimentazione, come si fa in ogni settore della salute umana. In questo tipo di sperimentazione occorre seguire le norme delle Good Clinical Practices previste per le sperimentazioni in medicina.
LA RICERCA
L’esperienza di @psychotherapy è un punto di riferimento per gli studiosi della relazione psicoterapeutica on line.
Ritiene, professor Cantelmi, che sia opportuna oggi in Italia, la realizzazione di una ricerca di qualità sulla validità del counseling on line e della psicoterapia on line?
La nostra ricerca del 2000 si è basata sul consenso informato (il paziente era informato che tale procedura non era stata validata, che attualmente la psicoterapia è da intendersi face-to-face, che si trattava di una sperimentazione), sulla individuabilità del terapeuta, su un protocollo di procedure standard riproducibile, su griglie per la raccolta dei dati e la loro elaborazione.
Secondo me non bisogna perdere il desiderio di sperimentare! Occorre considerare che degli oltre 450 modelli di psicoterapie reali che oggi sono riconosciute come valide, solo una decina hanno una qualche validazione sulla base di prove di efficacia dimostrate! Insomma vengono spacciate come valide un mucchio di vaghe ed approssimate tecniche che non hanno subito alcuna verifica secondo i modelli scientifici attuali o sulle quali vi è solo letteratura autoreferenziata!
INTERNET CHE PROVOCA PATOLOGIA, INTERNET PER CURARE
A fronte delle poche ricerche sperimentali sulla validità della comunicazione terapeutica on line, sono molti i lavori sulla dipendenza da internet, o comunque sull’utilizzo distorto del mezzo, e sui danni che da ciò derivano alla persona. Il suo ultimo libro, Tradimento on line, è tra questi.
Per quali ragioni, a suo avviso, c’è più attenzione per internet che fa ammalare rispetto a internet che cura?
C’è poco da fare: la stampa e la ricerca di spettacolarità hanno esaltato internet che ammala: cosicchè siamo stati incuriositi dai cercatori instancabili di inutili informazioni, dai dipendenti del web scintillante e percettivamente affascinante, dai chat dipendenti, dai terribili casinò virtuali, dai giocatori instancabili, dai moodtossicomani, dai cybersex dipendenti e da mille altre strane esperienze virtualpatologiche. Quando abbiamo pubblicato le incredibili espeirenze dell’auotoaiuto on line (abbiamo seguito una chat per diabetici) nessuno ha chiesto di intervistarci. Tuttavia è vero anche il contrario: io credo che il cyberspazio sarà sempre più un luogo di crescita.
Qual è dunque il messaggio che rivolge agli psicologi sull’argomento?
Per questo dico agli psicologi: diventiamo tutti promotori di crescita nel luogo più frequentato del terzo millennio. Certo, ascoltiamo il monito dell’Ordine: con un po’ di ordine, però!
DOVE STIAMO ANDANDO?
Concludo ringraziando il Professore per aver risposto alle domande di Psycommunity e citando il suo pensiero, quando alla domanda “dove stiamo andando?”, risponde, tra l’altro:
“…bisogna proporre una via, indicare un pensiero, fissare dei punti d’orientamento e il punto di partenza è certamente la percezione della società complessa e del mondo digitale come risorsa.
Detto questo, detto nulla. Il byte può essere la risorsa del delinquente come del magistrato, ma intanto abbiamo centrato il punto. Non esiste una garanzia su un utilizzo positivo della tecnologia digitale. (…) Ogni strumento prodotto e utilizzato dall’uomo diventa “buono” o “cattivo” a seconda di chi lo utilizza” (La mente in internet, pagg. 142-143)
Intervista a cura di Patrizia Belleri