I Social Network nelle relazioni di aiuto.

Eleonora Arduino

La psicoterapeuta Eleonora Arduino parla della sua esperienza con i social network nella relazione di aiuto.

 

Presentazione

La dottoressa Eleonora Arduino è psicologa psicoterapeuta ad orientamento analitico-junghiano, specializzata in psicodramma analitico individuativo e in ipnosi ericksoniana.
Si occupa di problematiche adolescenziali e giovanili ed è esperta in tematiche familiari, genitoriali, di coppia e giovanili. Si interessa anche alle tematiche LGBT e si impegna in quelle progettazioni psico-sociali che implichino la costruzione di reti e connessioni di territorio e di comunità.
Ha collaborato alla realizzazione del primo Centro d’Ascolto in Italia – con caratteristiche non sanitarie – dedicato ad adolescenti, giovani e adulti/educatori (Centro d’ascolto ARIA – Comune di Torino – 1992), a cui ha affiancato www.arianetwork.ning.com che ama definire “Psico-Social Network”.
Da alcuni anni si occupa di Auto Mutuo Aiuto, con particolare attenzione alle sue declinazioni online.
E’ socio fondatore e Presidente dell’Associazione Eleusi (www.eleusi.org) e ideatrice/amministratrice del Social Network www.amaeleusi.ning.com dedicato all’Auto Mutuo Aiuto anche online.
E’ iscritta a Psycommunity dal 2005.

I social network nelle relazioni di aiuto

Sul tuo sito racconti che dal 1994 fatto la scelta radicale di lasciare “il posto fisso, metterti in proprio, abbandonare il certo (un po’ asfittico) per l’incerto impegnato e propulsivo”. In questo impegno spicca la tua presenza nel web e l’attenzione ai giovani attraverso un mezzo a loro congeniale. Ci vuoi parlare di come hai “scoperto” l’utilità di internet nella nostra professione?

A dire il vero sono sempre stata appassionata dell’uso del PC e del web. In particolare nel 1998 ho iniziato a scoprire e frequentare assiduamente gli strumenti di comunicazione del web, come le chat, i forum e le navigazioni informative. Sono stata parte dei primi “drappelli” di psicologi che hanno utilizzato la presenza online della loro offerta professionale, e ho notato come nel corso di pochi anni l’uso del web si sia esteso e si sia modificato. Questo mi ha fatto pensare, agli inizi del 2004, che avrei potuto sperimentare il web come mezzo di contatto e di comunicazione con tante fasce della popolazione che potevano esserne attratte: giovani, in primis, ma anche adulti con difficoltà di contatto fisico, per motivi sia fisici (ad esempio la lontananza, la disabilità) sia psicologici (come le persone che soffrono di ansia e di fobie).
Ho iniziato a moderare forum di psicologia e a tenere contatti via e-mail di consulenza e di conoscenza, riscontrando negli anni come un filo sottile può rimanere saldamente vivo tra le persone che si incontrano nel web, e crescere e mutare nel tempo proprio come un rapporto vissuto di persona. Del resto, nell’ottocento l’ “amico di penna” era una realtà che poteva accompagnare anche per una vita. Sicuramente i rapporti sul web non sono la stessa cosa, tuttavia sarei estremamente cauta a giudicarli manchevoli e minoritari, come spesso si fa. Infatti la realtà ci smentisce: basta osservare il fenomeno Facebook…

Ci descrivi le attività del tuo Psico-Social Network?

A questo punto bisogna parlare di molteplici Psico-social network! La mia collaborazione con il Comune di Torino è terminata e ha segnato la mia uscita dall’amministrazione sia del Network che degli strumenti via internet che avevo inventati e gestiti per 5 anni. Con un po’ di rimpianto ho lasciato Arianetwork che prometteva molto bene, ma non ho rinunciato alla mia passione, ed è quindi subito nato il nuovo social network AmaEleusi (www.amaeleusi.ning.com) ispirato alle tematiche e al mondo dell’Auto Mutuo Aiuto in cui mi sto spendendo da qualche anno. Parallelamente ho avviato altri esperimenti di Social Network ma pian piano sto comprendendo meglio e razionalizzando l’impegno. Ad esempio esiste un altro social network interessante che si trova a www.eleusi.ning.com dedicato agli “entrenauti naviganti”… probabile però che confluisca nel network AmaEleusi.
Quindi ad oggi è AmaEleusi, con la sua presenza anche su Facebook, che considero la mia creatura web più avanzata e attiva.
Sta parallelamente nascendo un network dedicato al mondo giovanile (in collaborazione con AMAlo – Auto Muuto Aiuto Lombardia – www.amalo.it – a partire da realtà del territorio lombardo e piemontese) e in particolare alle sue esigenze in ambito di ricerca di senso, di impegno sociale e di attenzione alla significatività dei rapporti: tutti valori che con troppa superficialità si ritengono assenti dalla mente dei “giovani d’oggi”. Personalmente ho verificato – in 16 anni di lavoro intenso con i ragazzi – che è tutt’altro che vero. I giovani, come sempre e da sempre, sono sensibili anche più degli adulti ai temi dei valori, delle idee e degli scambi relazionali tra le persone. Inoltre hanno curiosità e sensibilità per gli ambiti della psiche, e questo li porta ad approfondire la riflessione su di sé e sul mondo, cui un social network può dare amplificazione e risonanza straordinarie. Penso che il nuovo Social Network si chiamerà “giovaniET” su indicazione di un gruppo di ragazzi impegnati nel volontariato. ET come extra terrestre, perché a volte così i giovani si sentono anche all’interno dei loro mondi. Girerà sulla stessa piattaforma Ning e quindi sarà www.giovaniET.ning.com … ma questo può ancora cambiare. Sicuramente chi vorrà, potrà averne notizia sul Network AmaEleusi già attivo.
Vorrei aggiungere che per me il Social Network dev’essere come un villaggio eco-sostenibile ed eco-solidale, generatore di benessere e di buon vivere comune: “alloggiamenti” privati in cui esprimere la propria peculiarità, “aree comuni” in cui incontrare e scambiare, “luoghi dedicati” a percorsi e temi particolari. E poi la “cucina comune” che è lo spazio del nutrimento e della convivialità, i “depositi” in cui lasciare i proprio “beni”, le “biblioteche” e i “giornali informativi”…. E così via. Il tutto guidato però da un’idea, uno scopo comune, diversamente sarebbe un affastellato caotico. Ho costruito il Social Network con questa analogia in mente, e sta funzionando molto bene.
Qualche dato per avere un’idea: dalla sua nascita a luglio 2010 abbiamo avuto ad oggi (gennaio 2011) 5.437 visitatori di cui 2.056 nuovi, gli altri di ritorno. Le iscrizioni nuove sono in crescita intorno al 30% ogni mese. Consideriamo che non abbiamo fatto alcuna campagna pubblicitaria.
Devo precisare una cosa: ho la certezza che le persone cerchino qualcosa di significativo, e che se lo trovano sanno riconoscerlo. Mi conforta in quest’idea l’aumento delle visite e della partecipazione che ho riscontrato in uno dei forum che modero dal 2005, in cui ho cercato di essere presente e creare un clima di accoglienza, di rapporto significativo e di attenzione costante: ad oggi ho circa 760.000 visite con più di 13.000 post scritti, con un incremento del 1000% in 5 anni.

Che riscontro ottieni da parte dei frequentatori e quali sono le categorie di persone che ti seguono maggiormente?

L’età media è interessante, non così giovane come si penserebbe: le persone più presenti hanno dai 30 ai 50 anni. Per lo più donne. A parte queste distinzioni non ho riscontrato categorie ricorrenti, c’è un po’ di tutto come status culturale, sociale, lavorativo. Anche le storie di vita e gli eventuali problemi che le persone portano sono i più diversi; c’è chi vive difficoltà anche gravi sul piano psicologico, ci sono semplici curiosi. Operatori che si spendono nelle professioni di aiuto e che vogliono confrontarsi; persone più isolate e in difficoltà di rapporto con gli altri che trovano in internet una possibilità in più; altre con una vita sociale e relazionale normale ed anche soddisfacente che portano interrogativi esistenziali o spirituali. Insomma, c’è davvero un campione di varia umanità, tutti però accumunati dal bisogno di sapere, di incontrare, di chiedere. Credo dipenda dal taglio che ho dato a questi luoghi, perché la presenza mia e di altri collaboratori è costante e crea l’atmosfera e i modi dell’incontro.
Come dappertutto c’è un nucleo di “fedelissimi” che perdurano dall’inizio e hanno una presenza continuativa, altri che “vanno e vengono” secondo i periodi e le necessità, altri che passano come meteore, magari perché la loro domanda non è compatibile con lo stile dei Network. Sicuramente presenze troppo superficiali ne risultano scoraggiate, non per censura diretta ma per manifesta incongruità.

C’è qualche episodio particolarmente significativo che vuoi raccontarci?

Ho alcuni episodi freschi freschi che mi hanno molto commossa. Dopo soli due mesi di frequenza (settimanale) ad un gruppo di auto mutuo aiuto online una ragazza in grave difficoltà ha deciso di andare in terapia, sostenuta e incoraggiata dalle altre partecipanti. Un’altra ha finalmente sbloccato il suo rapporto troppo difeso e chiuso che durava da quasi due anni con il suo terapeuta, avendo il coraggio di iniziare a raccontare cose di sé fino ad allora inconfessate. Nel gruppo è stata festa grande! Ed anche: alcune hanno iniziato a frequentarsi di persona e la chat del Network comincia ad essere un punto di riferimento, una “piazza” in cui capitare per vedere se c’è “qualcuno dei nostri che passa.” Lo stile accogliente e riflessivo rimane, però, anche senza moderazione. Mi sembra un buon risultato dopo soli pochi mesi!

Tu partecipi alla Ricerca promossa da Psycommunity sul Counseling on line.
In base alla tua lunga esperienza in Rete, quali sono i vantaggi della consulenza psicologica e della psicoterapia on line e quali gli eventuali punti deboli?
Che futuro prevedi, in Italia, su questo argomento?

Sulla psicoterapia online non mi pronuncio, ho alcune esperienze che però riguardano la prosecuzione di rapporti avviati de visu che non possono più seguitare così per lontananza fisica. E’ un argomento interessante per le implicazioni e le variazioni del setting e le sue influenze sulla terapia, positive e negative come per tutte le cose. Ma è un discorso poco accattivante per me in questo momento; ci sono da sperimentare valenze più macroscopiche dei rapporti online, mi sembrerebbe di occuparmi dei colori delle pareti quando ancora non si è definita la struttura della casa. Non ho mai intrapreso una psicoterapia online dall’inizio e non ho grande interesse a farlo, per i motivi che ho appena citato.
La consulenza psicologica invece mi sembra ormai un fatto assodato, sono molteplici i siti di colleghi che la offrono, tramite mail, forum, chat e i numeri di utenti sono considerevoli. Non credo che il processo sia arrestabile, checché vogliano sentenziare i vari Ordini più o meno illuminati. Le persone manifestano abitudini e bisogni a cui è necessario adeguarsi e volgere a vantaggio degli obiettivi terapeutici, e non viceversa. Ci sono patologie e disagi che non arriverebbero mai ad un contatto psicologico senza internet, altre situazioni in cui la disabilità lo impedisce; ci sono persone che si accostano tramite questo mezzo che consente di graduare a loro misura l’approccio e l’intimità ed infine ci sono modificazioni di vita economico-sociale che stravolgono e stravolgeranno sempre di più i modi e gli usi a cui siamo abituati. Ci sono ragazzi che non sanno cos’era il mondo senza internet, facebook , il cellulare super-connesso, i blog e l’informazione online. E’ un mondo che chi ha più di 40 anni non capisce facilmente e appieno. Ma il futuro è così, non si può fermare ed anche la psicologia e la psicoterapia devono tenerne conto. E’ un fenomeno di vita quotidiana, di cultura, di modelli comunicativi che influenzano fortemente la psiche individuale e collettiva, come possiamo fare finta che non ci sia o svalutarne l’importanza e il peso nella nostra vita?
L’opposizione che il web incontra da parte di molte categorie e di una discreta maggioranza di colleghi è miope e deleteria, secondo me. Si farebbe meglio a capirne i linguaggi, le diversità e le straordinarie possibilità. L’Italia è sempre stata tecnologicamente indietro rispetto ad altri paesi, più per deficit governativo e scolastico che per la natura del suo popolo: gli italiani sono quelli che hanno avuto (e forse hanno tutt’ora) il più alto consumo pro-capite di cellulari, lo sapevi? Neppure negli USA ci eguagliano. L’Italiano è un popolo altamente comunicativo e creativo, la sua psiche collettiva è fortemente attratta dal tema della comunicazione, quindi il web sarà sempre più parte integrante della vita di base, non un optional. Essere connessi, sempre, istantaneamente e a distanza è un piacere che noi italiani sentiamo fortemente. E’ un fatto di “personalità” di un popolo, che non si può ignorare.
Dal 1995 ad oggi ho notato una modificazione enorme nell’uso di internet che è entrato nel quotidiano di persone “insospettabili”: adulti, anziani, casalinghe…

I Social Network stanno rapidamente cambiando il nostro modo di interagire con la Rete. Secondo la tua esperienza, come può lo psicologo trarne benefici nella professione e quali, invece, i problemi che potrebbe incontrare facendone un uso poco avveduto?

E’ già tempo di fare dei distinguo all’interno del mondo dei Social Network. Ci sono le piattaforme più famose che siamo abituati a conoscere: facebook, twitter, linkenid. Ma ci sono network più articolati e vari, come la rete dei blog delle neo-mamme che ha una diffusione notevole, o i network delle risorse eco-sostenibili e alternative. Anch’essi sono Social Network perché rispondono ai requisiti di ampia comunità, condivisione e presenza che definisce il social network 1.
Penso che la nostra categoria dovrebbe entrare nell’ottica di costruire il proprio social network, che sia un luogo di scambi e di presenza qualificata, che divenga un punto di riferimento per i clienti e per la società, i mondi locali, nazionali e internazionali. Tanti hanno aperto siti di database, di offerte, di servizi online legati alla psicologia. Ma non si è ancora visto qualcosa di veramente nuovo e super partes com’è un social network. Facciamo l’esempio di Facebook: qual è la sua carta vincente? Quella che io sento maggiormente è che il signor Facebook non esiste. Esiste un luogo in cui ci si ritrova tutti e in cui si desidera esserci perché è molto frequentato. Dove io posso intessere legami autonomamente e creare il mio piccolo campus, o semplicemente stare a guardare il mondo che passa. Dove posso dire la mia e dove si va a sentire le voci altrui. E’ un luogo libero, non è il sito di tizio o caio, è il sito di tutti, è il mondo a portata di sguardo. Un mondo che si auto-alimenta e prende una sua configurazione in modo non troppo governabile. Non voglio idealizzare la cosa, intendiamoci. Conosco molto bene i retroscena e i condizionamenti di Facebook, ma quanto ho detto è quello che appare, che colpisce e che invita. Così è per la community video youtube, anch’essa un social network. Sono certa che se perderà questa caratteristica (e molti ci stanno provando ad operare censure per vari motivi) si svuoterà e declinerà. Così il mondo del file-sharing 2: ci provano sempre a difendere i famosi diritti d’autore, ma già molti artisti e creativi hanno capito che il freeware 3 è un investimento che fa crescere la fama e di conseguenza anche le vendite, e non depriva nessuno. Io stessa non avrei comprato alcuni CD o libri se non avessi … ehm… “ricevuto” qualche esempio di file-sharing.
Quindi, per risponderti, direi due cose:
– attenti ai contenuti che si immettono nei social network ordinariamente intesi (ad esempio Facebook), perché troppo spesso si dimentica che quanto viene pubblicato resta per molto, molto tempo (se non per sempre) in internet, non è più possibile liberarsene, ed è davvero assai visibile. Non è un’oscura visione apocalittica, è una cosa puramente tecnica, della cui portata non tutti si rendono sempre conto;
– pensiamo a costruire un nostro network reale, che sia davvero una community come il bel nome di Psycommunity ricorda. Non è facile né immediato, ma il primo che avrà l’intuizione giusta sulla forma da dare (che non è nulla di quanto attualmente vediamo) avrà in mano un tesoro. In tutti i sensi. Studiamo i meccanismi psicologici della comunicazione e delle interazioni via web, noi abbiamo una marcia in più per poterne trarre vasti benefici sia professionali che terapeutici.

Anche quest’anno parteciperai al MIP (Maggio di Informazione Psicologica) giunto alla sua quarta edizione.
Quali valutazioni dai di questa tua esperienza?

Il MIP è una genialata! 🙂 tanto che è stata ricopiata da molte parti. Meglio così, io credo che le buone idee debbano circolare e non essere coperte da copy right, tanto ciascuno le articola diversamente e non si può davvero “rubare” un’idea.
Il MIP risponde ad un bisogno reale delle persone: di sapere, di distinguere, di conoscere. Infatti ho notato (relativamente alle mie iniziative svolte nel MIP) che con campagne pubblicitarie vaste o minimali, il risultato non cambia: il che – secondo la mia esperienza – è proprio delle idee azzeccate, che hanno i loro percorsi di risonanza anche vasta, come per esempio il passa-parola.
Le persone hanno desiderio e bisogno di vedere implicazioni nuove e applicazioni differenti della psicologia nella vita e nei bisogni di tutti, di scoprire risorse ignote che possono utilizzare. E’ bene se i colleghi capiscono che quel mese è un’occasione per uscire il più possibile dagli schemi, anche rispetto a se stessi e al proprio modo usuale di declinare la professione; mi riferisco alle iniziative ma anche i colloqui possono avere questa valenza innovativa. Vedere tante menti “spremersi” per dire qualcosa di nuovo è bellissimo e molto stimolante, anche solo leggere i titoli delle tante iniziative e i loro diversi tagli è interessante e spinge a molte riflessioni. Naturalmente non è ancora così vasto il numero di colleghi che si “cimentano” in forme creative, tuttavia il solo fatto di concentrare i propri sforzi in poche ore di presentazione indirizzata a “non si sa chi” dà i suoi frutti. Il MIP può essere anche un bel momento di confronto al nostro interno, sul campo e non in teoria, per alcuni di noi di Torino è stata occasione per conoscersi e intessere collaborazioni e “contaminazioni” assai interessanti, che sono anche proseguite nel tempo.
Ovviamente (ovviamente? Ma perché dev’essere così ovvio? È triste…) sono gli Ordini sempre alla retroguardia, almeno nella maggioranza dei casi.

A proposito di MIP (ma non solo) voglio cogliere quest’occasione per ringraziare pubblicamente Giuseppe e tutto lo staff di Psycommunity per gli sforzi immani e la grande gentilezza, serietà e disponibilità: ho sufficiente esperienza di web per poter dire che siete rari!

E Psycommunity ringrazia te per le tue stimolanti riflessioni.

Note:
1 – Una rete sociale (in inglese social network) consiste di un qualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi legami sociali, che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari. Secondo la definizione data dagli studiosi Boyd-Ellison si possono definire social network sites quei servizi web che permettono: la creazione di un profilo pubblico o semi-pubblico all’interno di un sistema vincolato, l’articolazione di una lista di contatti, la possibilità di scorrere la lista di amici dei propri contatti. Attraverso ciò questi servizi permettono di gestire e rinsaldare online amicizie preesistenti o di estendere la propria rete di contatti. (fonte: wikipedia).
2 – Condivisone/scambio libero di file anche d’autore
3 – Fruizione libera, senza diritti o pagamenti

Intervista a cura di Patrizia Belleri